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translating presence

La danza è per me una forma di comunicazione autentica e trasparente, è un atto di comunione.

 

Translating Presence [Tradurre la Presenza] mira a costruire una pratica che faciliti i participanti  a connettersi con la propria autenticità nel modo di relazionarsi al corpo in movimento, allo spazio e ai corpi circostanti.
La traduzione è uno strumento comunicativo che punta a trasferire l’essenza di qualcosa da un idioma ad un altro. 

Per presenza mi riferisco ad un senso di pienezza, di vibrazione, l'abitare un corpo, un contesto, una scelta di essere in un posto piuttosto che in un altro. 

L’obiettivo di questa lezione consiste nell’allineare la nostra mente con le nostre percezioni per capire che cosa significhi per ognuno di noi essere presenti nell'esperienza somatica della realtà, traducendo la nostra pienezza a seconda dei contesti proposti. Alternandoci quasi per gioco tra l'acquisizione di nuovi significati e il lasciar andare strutture che non ci servono più, miriamo a ricreare la dinamica per cui un concetto acquisisce un significato leggermente diverso ogni volta che viene tradotto da una lingua ad un’altra.
Il focus sta nel permettere al nostro corpo di “parlarci” e nell’esplorare modi di ascoltarlo mentre ci guida attraverso energie cinetiche che spostano la nostra consapevolezza da una situazione all’altra, traducendo la nostra presenza per accedere ad una sorgente di creatività autentica e completamente onesta nelle nostre interazioni.

Questo training si discosta da approcci relativi all’idea di (ri)produzione ed assiste i partecipanti nella ricerca di che cosa significhi per loro il concetto di presenza dinamica.

Attraverso esplorazioni somatiche che derivano sia da strutture di improvvisazione, sia da movimenti predefiniti, i partecipanti sono incoraggiati a stabilire un atteggiamento verso il proprio training mentale e fisico che germoglia da un luogo di rispetto, ascolto e curiosità.


In questo modo siamo ad incoraggiare una salutare e fiduciosa relazione con il nostro corpo in movimento, con cui ci sentiamo sicuri di prendere rischi e testare i nostri limiti.

prospettiva

Nel mezzo di dinamiche gerarchiche e di contesti eteronormativi nel mondo della danza dove alcuni atteggiamenti (come l’essere competitiv*, remissiv*, ambizios*, pront* a sacrificare sé stess*) e aspetti (l’apparire in un certo modo o l'avere un colore di pelle appropriato) vengono considerati canoni esclusivi per il compimento di un percorso “di successo”  in questo campo artistico, sono arrivata ad un momento di sterilità creativa e ho percepito una necessità impellente di un cambiamento di prospettiva necessario per mantenere intatte non solo la mia integrità artistica ma anche la motivazione per continuare a coltivare una relazione giocosa, fertile e ricca con un corpo e mente sani e con il mio alter-ego creativo. 

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Avendo perpetuato una pratica performativa che deriva da una tradizionale educazione nel mondo della danza e dello spettacolo, ovvero che segue un percorso lineare e virtuosistico ed è in primis product-oriented, ho avuto la necessità di sviluppare una prospettiva alternativa nel contesto dell’educazione al movimento partendo dalla mia esperienza personale per ideare un metodo che sia meno deleterio, più inclusivo e sostenibile.

Sia che vengano utilizzati esercizi di improvvisazione o sequenze di movimento stabilite, questa lezione crea un contesto che ci aiuta ad allontanarci dall’idea di forma in quanto primario obiettivo, preferendo invece focalizzarsi sul potere dell’intenzione che sta alla base del nostro entusiasmo per il movimento. 
 

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Alcuni spunti di riflessione:

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Quali sono gli strumenti e gli approcci da seguire per promuovere una creatività sostenibile e un giocoso approccio al movimento?
Come possiamo relazionarci con del materiale coreografico e tradurlo in un’opportunità di confronto e crescita artistica? 

Come possiamo guidare il nostro corpo ed essere guidati allo stesso momento, in uno scambio fertile e continuo che arricchisce la nostra esperienza di movimento?

Come possiamo supportarci l’un l’altro in questo processo, con un atteggiamento di apertura e gentilezza che ci ispiri ad esplorare i nostri limiti e a giocare con essi?

struttura

Translating Presence ha un formato strutturato ma adattabile a seconda del livello di esperienza e delle esigenze dei partecipanti.
Da un open level a danzatori professionisti, gli esercizi e le attività applicate vengono
 adattate su misura.

 

Età: 16+ (fino a 100)
Durata: 90 min - 120 min

 

La lezione inizia con un riscaldamento guidato costituito da accessibili esercizi di improvvisazione e brevi sequenze ripetibili che ci aiutano ad effettuare una prima connessione con il nostro corpo e ad intensificare e raffinare le nostre percezioni e reattività.
Durante i restanti 60 minuti applicheremo questo intenso stato di presenza a sequenze di movimento prestabilite che costituiscono una cornice in cui i partecipanti sono incoraggiati a continuare l'esplorazione della propria presenza, del proprio movimento autentico con un focus particolare su coordinazione, reattività e musicalità.

Alcune delle istituzioni dove ho avuto il piacere di insegnare: 

• Modern Dans TopluÄŸu Istanbul (TR)
• Mimar Sinan Üniversitesi (TR)
• Akbank Sanat Istanbul (TR)
• Nritarutya Dance Studio Bangalore (IN)
• Shiamak Davar Institute for Performing Arts (IN)
• Çıplak Ayaklar Kumpanıyası (TR)
• Pure Space Istanbul (TR)
• Élever Contatto Danza Cormons (IT)
• Center Stage Pesaro (IT)

• Dance4 Nottingham (UK)
• New York University Abu Dhabi (AE)

 

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